*Premessa*
Chi é Dennis Lehane?
Dennis Lehane è uno scrittore di thriller cazzutissimo e bravissimo, che meriterebbe grande visibilità ma che invece, almeno qui in Italia, è oscurato da altri 'talenti' ed è un autore abbastanza di nicchia.
O meglio, ha fatto la sua fortuna con opere meravigliose come "Shutter Island", "Mystic River", "Gone, baby, gone".. Li riconoscete? Sì? Beh e come potrebbe essere altrimenti, visto che sono film di grande successo diretti rispettivamente da Scorsese (con un eccezionale Leonardo di Caprio nel ruolo del protagonista), Clint Eastwood (con protagonisti Sean Penn e Kevin Beacon) e Ben Affleck (nel cast anche Morgan Freeman)..
Insomma, roba così scottante da indurre le case editrici a ristampare i libri già pubblicati con il titolo originale/quello del film.. Perché se "Mystic river" in Italia si chiamava "La morte non dimentica", non avrebbe attirato nessuno..
Beh, Dennis Lehane ha scritto anche una bellissima serie (sei volumi in totale) sulle avventure di Pat Kenzie e Angie Gennaro, investigatori privati.
Prima di passare alla recensione vera e propria se un pizzico amate il thriller, leggetevi la serie.. Potete iniziare dal primo, "Un drink prima di uccidere" per poi proseguire cronologicamente.. Se siete di fretta, leggetevi "Buio prendimi per mano" che è qualcosa di magistrale e vedrete di che pasta è fatto Lehane!!
Mentre leggevo l'ultima sua fatica, che fa appunto parte di questa serie, mi è preso un disperato bisogno di leggere i precedenti e fare un tuffo nel passato.. Ho resistito (per ora, mai dire mai!!) in vista dei fantasmiliardi di libri che ancora mi attendono.. Ma non ho potuto fare a meno di riprenderli e leggere pagine random :')
Dunque, siccome non è che Lehane pubblichi un libro all'anno, ogni tanto - raramente - controllo per vedere se abbia pubblicato qualcosa di nuovo.. Un giorno -era il lontano 2010-, non aspettandomi niente, ho fatto la solita ricerchina di routine e SBAM! Mi ritrovo "Moonlight mile", con protagonisti niente di meno che i miei adorati investigatori privati, che erano stati "lasciati indietro" nel 1999. La folgorazione totale!! Ho aspettato con fervenza religiosa la pubblicazione italiana in edizione rigida e in quella economica poi (perdendo quasi le speranze, lo ammetto..); ovviamente ha transitato un po' in libreria, ma più che altro perché ho letto tantissime recensioni che l'hanno condannato e non ero pronta ad affrontarlo.. :D
C'è subito da dire che le tre stelline e mezzo sono più per l'affetto e la stima che nutro nei confronti di Lehane che per la presa che il libro ha avuto su di me.. O meglio, l'ho letteralmente divorato, ma non certo per i contenuti mirabili, ecco!4
Il merito è sicuramente della bravura dell'autore nello scrivere e nel descrivere situazioni e personaggi, nonché dei dialoghi brillanti e un senso dell'umorismo sottile che accompagna l'intero romanzo; la storia e i protagonisti purtroppo risentono molto il fatto che sia un proseguo ideale di un libro di più di dieci anni fa, per l'appunto "Gone, baby gone", da noi conosciuto come "La casa buia".
Come direbbe mia mamma, "E che mi invecchio solo io?"
Esatto, centrato il punto a pieno. Abbiamo un Patrick Kenzie stanco, adulto alle prese con problemi "terreni" e difficili come la mancanza di lavoro, la crisi, l'arrivare a fine mense. Non ha lo smalto di brillantezza, almeno all'inizio del romanzo, che lo distingueva nelle storie precedenti.. Non c'è l'adrenalina che gli scorre in petto e che è tangibile anche ai lettori: è un marito e un papà e le sue priorità sono altre. Anche Angie ha poco della donna cazzuta che era un tempo, compagna di avventure/sventure insieme a Pat.. Anche Bubba paradossalmente è l'ombra di sé stesso: compare in una scena come il vecchio Bubba, spregiudicato e completamente folle, per poi finire a fare il babysitter ad una bambina di quattro anni.
La storia e l'indagine.. Insomma, parliamoci chiaro: non esistono. Lehane ha voluto riprendere una storia che si era ampiamente conclusa, ma lo fa in modo debole e forzato. Il mistero e il thriller sono completamente assenti, alcuni elementi davvero forzati e solidi come un castello di carte..
Insomma, sembra davvero che Lehane abbia finito gli assi veri e tirato fuori quelli nella manica per barare, da uno scrittore del suo calibro mi aspettavo molto di più.
Perché dunque le tre stelle e mezzo? Una parte, come ho detto è per l'affetto/stima che provo nei suoi confronti.. Poi perché fondamentalmente lui scrive dannatamente bene; non da meno, seppur l'ombra di loro stessi, Pat e Angie sono due grandi personaggi che mi sono piaicuti sempre tantissimo.. Il libro è divertente e per fortuna Lehane non ha perso la sua vena ironica e il sarcasmo.. Inoltre, i dialoghi sono brillanti!
Certo, col senno di poi forse avrei preferito un libro precedente della serie dove oltre a tutti questi elementi avrei trovato una buona storia.. Ma non potevo non leggere l'epilogo di questa storia, davvero!!
In definitiva.. Se siete dei fan accaniti della serie di PAt e Angie come me, è doveroso leggerlo. Se non lo siete, iniziatela e diventatelo così che avrete un ottimo motivo per leggere questo libro :D
Il signor Wilbraham non
sembrava morire di simpatia per me, ma mi consolava sapere che non sembrava
morire di simpatia per nessuno.
Imboccai Crescent Avenue,
pensando a quante stronzate avevo fatto io a sedici anni, e ai dieci o dodici
modi diversi in cui sarei potuto – o avrei dovuto – morire prima dei
diciassette.
«Buttagli addosso
dell’acqua fredda. Controlla che non abbia una commozione cerebrale.» «Come si
fa?» chiese il bestione. «Che cazzo ne so! Guardalo negli occhi. Digli di
contare fino a dieci.» «Se ci riesce tu impari qualcosa di nuovo?» intervenni
io. «Ti ho detto di piantarla.» «No, mi hai detto “mettiti giù, brutto
stronzo”. Sei già a corto di alternative.»
«Papà?» Mi girai verso
Gabriella. «Sì, tesoro?» «Cosa vuol dire svergognata?» «Lo stesso che
indecente, ma fa rima con sfrontata.» «Cosa vuol dire sfrontata?» «Lo stesso
che sfacciata, solo che non fa rima con indecente. Perché non mangi le carote?»
Bubba lo colpì di nuovo
in testa. «Perché, cazzo?» Bubba scrollò le spalle. «Si annoia facilmente»
risposi.
«Non sei più capace di
scassinare una serratura?» «Sì, ma non ho l’attrezzatura. I poliziotti non
vedono di buon occhio queste stronzate.» Con una smorfia Bubba tirò fuori dalla
tasca un astuccio di cuoio. Lo aprì e scelse un aggeggio appuntito. «C’è niente
che sai fare ancora?» «So cucinare un ottimo pesce spada alla provenzale.»
Bubba scosse piano la testa. «Le ultime due volte era un po’ asciutto.» «Non è
vero.» La serratura scattò. «Allora l’ha fatto uno che ti assomiglia e me lo ha
servito le ultime due volte che sono venuto a casa tua.»
«Io sono Max.» Il tossico
dietro il portatile mi rivolse un gran sorriso. Respirò a fondo e mi fece
l’occhiolino. «Io qui sono il tecnico. Bel computer.» «Il mio» annuii indicando
il tavolo. «Eh?» Mi guardò confuso. «Questo è mio.» «Strano, ci assomiglia
proprio al mio.» «Si chiama “modello”.» Gli occhi sembravano saltargli contro
le orbite. «Se fossero diversi, come farebbero a produrli in serie?» «Già»
intervenne Tadeo. «Cazzo sei, ritardato?»
«Che cazzo hai fatto?»
dissi. «Sei fuori?» «Non rompere, se tu i coglioni li lasci a casa.» Bubba
aggrottò la fronte. «Maledizione, è imbarazzante vedere quanto ti sei
imborghesito.»
«Potrei ammazzarti solo
perché sei basso» precisò Bubba. «Scusa.» Tadeo alzò le mani più in alto che
poté.
«Ho quella piccola e
graziosa Beretta» mi disse. «Sarebbe perfetta da infilare in tasca.» «Non la
usi da tanto.» Angie scosse la testa. «Sai quando esco perché ho bisogno di un
po’ di tempo per me?» «Sì.» «Vado al poligono di Freeport.» «Davvero?» Sorrisi.
«Davvero.» Mi restituì il sorriso. «Alcune ragazze si rilassano con lo yoga. Io
preferisco svuotare uno o due caricatori.» «In famiglia sei tu quella con la
mira migliore.» «La mira migliore, eh?» Riaprì il giornale. La verità era che
io non riuscivo a centrare un prete nella neve. «Okay, sei l’unica a saper
sparare.»
«Amanda era una che...
tipo... ha capito, no?» disse Reilly Moore. «No, non ho capito.» Risatine. «Sì,
cioè... ha presente?» Altre risatine; occhi al cielo. «Oh,» replicai io «lei
era “cioè, ha presente”. Adesso sì che è tutto chiaro.» Sguardi vuoti, nessuna
risatina.
Dopo la nascita di mia
figlia, avevo preso in considerazione l’idea di comprarmi un fucile per tenere
alla larga i potenziali corteggiatori dai quattordici anni in su. Sentendo il
chiacchiericcio di quelle ragazzine e immaginando che un giorno Gabby avrebbe
parlato in quel modo dimostrando assoluta ignoranza della lingua, pensai di
comprare comunque un fucile. Per farmi saltare le cervella. Più o meno
cinquemila anni di civiltà, duemilatrecento anni dalla costruzione della
biblioteca di Alessandria, oltre cento anni dal primo volo, computer sottili
come ostie a nostra disposizione con i quali accedere alle ricchezze
intellettuali dell’universo e, a giudicare dalle ragazze in quella stanza,
l’unico progresso dell’umanità dall’invenzione del fuoco era stato di rendere
“cioè” e “tipo” due locuzioni buone in ogni occasione, utilizzabili come verbi,
sostantivi, articoli, addirittura al posto di un’intera frase.
Mi comportavo da bravo
ragazzo quel giorno. Se necessario mi sarei comportato anche da bravo
leccaculo.
«Volevo solo saltare quel
tavolino» disse a un certo punto «e strappargli quei cazzo di occhi dalle
orbite.» «Strano che tu non sia mai stata invitata al ballo delle debuttanti.»
C’era anche un tavolino
basso – almeno credo che fosse un tavolino – a forma di motosega. Insomma, io
non capisco l’arte moderna e l’arte moderna non capisce me: perciò lasciamo le
cose come stanno e non disturbiamoci a vicenda.
«Quindi vorrei sapere:
chi è Amanda?» «Chiunque le serve essere. È l’adattabilità fatta persona.» «E
Sophie?» «Sophie è... malleabile. Disposta a seguire quello che le permette di
inserirsi nel branco. Amanda si adegua a ciò che il branco pensa di volere, e
se lo scrolla di dosso appena si allontana.»
Avevo ispezionato il
luogo commettendo almeno quaranta errori diversi. Avevo guidato così lentamente
che avrebbe potuto superarmi un bassotto con tre zampe affetto da displasia
alle anche. Avevo parcheggiato molto vicino – solo a un isolato di distanza –,
e avevo attraversato un’area aperta. Non ero arrivato di notte. Salvo piazzarmi
davanti alla casa in stile uomosandwich con la scritta EHI, TI AVANZA UNA
CHIAVE PER ENTRARE?, non avrei potuto mettermi più in mostra.
Proprio mentre annuivo,
Kenny estrasse la pistola e me la puntò contro. «Furbo» sibilai. «Fammi vedere
cos’hai lì dietro.» Feci ruotare la mano e sollevai il cellulare. «Carino, ma
la mia pistola ha più proiettili.» «Giusto, ma con quella puoi telefonare?»
«Niente, lascia stare.
Dove vive Bruce?» «A Salinas.» «E Amanda è andata lì?» «Sì.» «Dov’è atterrata?»
«All’aeroporto di Salinas.» «In città non c’è un aeroporto. O è arrivata a
Santa Cruz o a Monterey.» «Sì.» «Quale dei due?» «Santa Cruz.» «Neanche lì ce
n’è uno. Questa storia non sta in piedi, Helene.»
Pavel era girato verso di
me, una mano in tasca, in attesa di istruzioni: se Yefim avesse starnutito, mi
avrebbe sparato in testa prima che qualcuno potesse dire “salute”.
Sul davanti era
parcheggiato un Hummer giallo. L’esempio tangibile di come Detroit ha cannato
un modello. Un bestione inutile che consumava così tanto che persino il sultano
del Brunei si sarebbe vergognato a usarlo. E noi che siamo rimasti scioccati
quando la General Motors ha chiesto una sovvenzione allo stato.
«Insomma non dovrei
preoccuparmi perché è un assassino, ma perché è un assassino con i nervi a
pezzi.»
Bevendo la mia acqua
minerale finsi di non provare invidia per il suo pranzo. Angie non bada molto a
quello che mangia, eppure ha valori di colesterolo pari a quelli di un neonato.
Io mangio pesce e pollo novanta volte su cento, e il mio colesterolo è ai livelli
di quello di un lottatore di sumo in pensione. C’è chi può e chi non può.
I due con i weimaraner
dissero che Amanda assomigliava alla protagonista di Twilight per la forma del
naso, la fronte, gli occhi vicini, anche se non per i capelli e gli zigomi, poi
cominciarono a dibattere se l’attrice si chiamasse Kristen o Kirsten. Mi
avvicinai alla signora di mezza età prima che la discussione degenerasse in una
sfida tra i vampiri di Edward e i licantropi di Jacob.
«Anche se sapessi chi è,
perché dovrei dirlo a voi? Non vi conosco» rispose. «Se però mi conoscesse,» la
rassicurai «penserebbe che sono una brava persona.»
«Quanto ti pagano per
questo?» gli chiesi. «Mi lasciano in vita. Un buon prezzo. Puoi darmi il
doppio?» «No.» «Ne ero sicuro.
«Ehi, piccoletto,» disse
Yefim «vuoi un lavoro?» «No, amico» rispose Tadeo. «Ne ho avuto abbastanza di
questa merda. Voglio andare a lavorare con mio zio.» «Cosa fa?» L’accento di
Tadeo sparì all’istante. «Vende... polizze assicurative.» Yefim sorrise. «Più
criminale di noi, eh, Pavel?»
Non conosco questo autore, però ho riconosciuto questo titolo "Shutter Island" non per il libro, ma per il film con Di Caprio!!
RispondiEliminaEh, Di Caprio di certo non si scorda!! AHAHAHAAH!!
EliminaPensa il libro è cento volte meglio!! :))
La fissa x il fantasy mi fa spesso trascurare i thriller che è il secondo genere per preferenza ora credo d non aver mai letto nulla di questo autore...non mi dice nulla ... ma seguirò il consiglio. Dopo il libro x la RW credo cercherò un thriller ..mi procurerò la serie se riesco ..grazie sere!
RispondiEliminaIo col thriller ci vado a nozze.. Lui l'ho scoperto per caso, comprando la collezione "I maetri del thriller", che ha pubblicato tantissima bella roba!!
EliminaFigurati, è sempre un piacere parlar bene di Lehahe :3
Non conosco la serie, ma non essendo un'appassionata di gialli mi sa che continuerò a vedere solo i film tratti dai suoi libri :/
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